Indice
- La metafisica indaga le cause prime.
- La metafisica indaga Dio e la sostanza soprasensibile.
La metafisica indaga le cause prime
Il passaggio dal potere all’atto, così come il fatto che la materia assuma una certa forma, richiede la presenza di determinate cause.
Lo Stagirita individua quattro cause che corrispondono ad altrettante domande, capaci di spiegare qualsiasi sostanza. Aristotele passa in rassegna le posizioni dei suoi predecessori in materia, precisando, però, che nessuno di loro le aveva comprese tutte:
- Causa materiale: di cosa è fatta l’entità? Il supporto materiale che rende possibile l’esistenza di qualcosa.
- Causa formale: come si costituisce l’ente? La struttura che dà forma alla materia, la forma è l’essenza, ciò che rende quella cosa quello che è e non qualcos’altro.
- Causa efficiente/motrice: chi è stato? Che dà luogo al cambiamento.
- Causa finale: perché è stato fatto? Lo scopo verso cui tende il cambiamento.
La prospettiva di Aristotele è finalista, le cause formali e finali hanno la priorità, così come la forma e l’atto, cioè attivano le altre cause.
La metafisica indaga Dio e la sostanza soprasensibile
Con la dottrina delle cause e la nozione di potenza e atto Aristotele spiega il divenire, cioè il cambiamento e il movimento. Secondo Aristotele, però, la materia non ha la possibilità di muoversi da sola, quindi deve essere mossa da qualcos’altro e questo a sua volta da qualcos’altro e così via.
Però ad un certo punto questa catena di cause deve interrompersi, deve avere un punto iniziale, altrimenti la catena sarebbe infinita e non riusciremmo a spiegare il movimento stesso.
Aristotele ipotizza che esista una causa motrice primaria che è essa stessa mossa dal nulla, una causa che muove il cosmo mentre rimane fermo. La prima causa trainante è un motore fermo.
Ma come può muoversi se resta fermo? Per Aristotele esercita una sorta di magnetismo, attraendosi come una calamita. Usa la metafora dell’amante che va incontro alla sua amata: il motore immobile si muove allo stesso modo in cui l’oggetto dell’amore attira il suo amante senza doversi muovere. Questo motore immobile esercita la sua attività di motore non come causa efficiente ma come causa finale.
Essendo immobile, è anche immutabile, eterno, senza inizio né fine, perfetto, non è materiale. Ciò significa che potenzialmente non esiste, altrimenti potrebbe cambiare. È pura forma, puro atto.
Poiché non ha materia, è una sostanza soprasensibile e non può essere percepita con i sensi, motivo per cui è oggetto della Metafisica. Inoltre un atto puro senza materia né potenza può essere solo pensato; l’unica attività che non comporta movimento o passaggio dal potere all’atto è la contemplazione.
Cosa rende questo motore perfetto e immobile? Pensare.
E a cosa stai pensando? Per se stesso.
Il motore immobile è l’essere più perfetto che esista, come tale svolgerà anche l’attività più perfetta di tutte: pensare.
Il primo motore immobile è pensato sia come soggetto che come oggetto, è pensiero del pensiero, pensiero che pensa in sé o pura autocoscienza.
La vita contemplativa è perfetta e desiderabile perché nulla è più positivo della conoscenza intellettuale; quindi, come pensiero del pensiero, il motore immobile è vivo e beato. Caratteristica tipica della divinità.
Dunque il motore immobile è Dio. La divinità aristotelica non è né creatrice né personaggio provvidenziale perché non interviene negli affari del mondo.